RINASCITA GLOBALE

Con il termine antropizzazione si intende l'intervento che l'uomo effettua sull'ambiente naturale, con lo scopo di conformarlo, quindi modificarlo e manipolarlo. La permacultura invece è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione quali cibo, fibre ed energia e al contempo presentino la resilienza, ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali. Dalla crisi globale alla rinascita locale.

Archivi delle etichette: riuso

INCENERITORI. ALTERNATIVE. #SAPEVATELO


COS’E’ L’INCENERIMENTO ?

Termovalorizzatori, gassificatori, pirogassificatori sono solo alcuni tra i nuovi termini oggi utilizzati per indicare una tecnologia,quella dell’incenerimento, che di nuovo non ha assolutamente nulla. Chiariamo subito che ”termovalorizzazione” è un termine che non andrebbe usato, la Comunità Europea infatti, ha diffidato l’Italia dall’utilizzare questo vocabolo, in quanto è un imbroglio sociologico e verbale visto che gli impianti valorizzano ben poco, ed il termine dà adito a fraintendimenti e confusioni. Al più potremmo chiamare questi impianti termodistruttori !! Ma vediamo cosa sono più nel dettaglio.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Gli inceneritori sono semplicemente “camini” che bruciano rifiuti, si evolvono in termodistruttori (termovalorizzatori) quando sfruttano il calore prodotto dalla combustione per produrre energia elettrica. Il gassificatore invece articola i processi in due fasi: attraverso un processo di pirolisi (dissociazione molecolare) converte i materiali organici in gas mediante riscaldamento in presenza di ridotte quantità di ossigeno, formando un gas sintetico (syngas) che nella seconda fase del processo, viene bruciato e di nuovo, dal processo di combustione si ricava energia elettrica.

QUALI RIFIUTI ALIMENTANO GLI INCENERITORI?

Il combustibile degli impianti d’incenerimento sono i rifiuti, ma contrariamente a quanto si pensa, non tutti possono essere inceneriti. I metalli, il vetro si ritrovano all’uscita degli impianti e tutti gli scarti alimentari non vengono bruciati perché hanno un bassissimo potere calorico, non convenienti quindi a produrre energia. Cos’è allora che bruciano questi inceneritori ? Solo il 35% dei rifiuti totali ! Il resto finisce comunque in discarica !! Oltre al rifiuto urbano indifferenziato ed alcune frazioni secche, il combustibile “preferito” dagli inceneritori è il così detto CDR (Combustibile derivato da rifiuti) che è costituito per lo più da plastica, gomma, carta e legno. Ovvero bruciano proprio una parte dei materiali più altamente RICICLABILI !!!
In questo modo si capisce anche perché la raccolta differenziata viene tanto promossa a fianco dell’incenerimento. In quest’ottica infatti, differenziare significa separare i rifiuti per prepararli a divenire Ecoballe di CDR pronte per essere bruciate(vedi nuova terminologia CSS )! Se non differenziassimo la plastica, il legno, la carta, si troverebbero in mezzo agli scarti alimentari che hanno basso potere calorico e quindi andrebbero separati a posteriori per essere bruciati. Con l’incenerimento la raccolta differenziata fallisce! Non si differenzia per riutilizzare, risparmiando sui costi di produzione e le materie prime, risparmiando sull’energia necessaria a costruire da zero ogni nuovo oggetto, si differenzia per facilitare l’incenerimento !!!

CSS-non-rifiuto

EMISSIONI

Tra i peggiori composti inquinanti emessi da un inceneritore troviamo le nano-particelle o nano-polveri che sono particelle delle dimensioni del milionesimo di millimetro. Queste si dividono in diverse tipologie a seconda delle loro dimensioni (PM 10; PM 2,5; PM 0,1…). I filtri di ultimissima generazione posti nei camini degli inceneritori, riescono a fermare solamente le PM 10 che sono le stesse emesse nei gas di scarico delle automobili, ma che non sono tra le più nocive per la salute umana. Più è sofisticata la tecnologia degli impianti, più è alta la temperatura di combustione che viene generata, più piccole sono le nano-polveri prodotte nel processo di incenerimento. Così accade che dalla combustione alle temperature di questi impianti, escano nano-particelle più piccole delle PM 10. Ma cosa fanno queste particelle ?
Queste particelle come altri degli inquinanti emessi, sono noti per essere persistenti, cioè resistenti ai processi di degradazione naturale; bioaccumulabili perché si accumulano nei tessuti degli animali viventi trasferendosi da un organismo all’altro lungo la catena alimentare; tossiche in quanto sono patologiche per la salute degli organismi con cui entrano in contatto fino a provocarne la morte e altamente cancerogene in grado quindi di generare tumori! (Nanopatologie)
In altre parole, queste particelle, una volta immesse in atmosfera non scompaiono più dalla circolazione, si depositano sulle piante che mangiamo noi e gli animali, vengono respirate da adulti e bambini ed in un modo o nell’altro si depositano nel nostro organismo all’interno del quale possono generare un cancro! ( per dettagli medici si veda http://www.nanodiagnostic.it ).

Tra le altre sostanze inquinanti emesse ci sono cloro, diossine, furani, policloronaftalene e clorobenzene, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili) e metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.), polveri, acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e ossidi di carbonio. Tutte sostanze altamente inquinanti e altamente tossiche per gli organismi viventi.

NELL’INTERESSE DI CHI ALLORA, SI COSTRUISCONO GLI INCENERITORI?

L’incenerimento è una tecnologia distruttiva e nociva sotto molti aspetti, non ultimo quello economico. Dal 1992 grazie ad un piccolo gioco legislativo, i costruttori di inceneritori possono usufruire dei soldi pubblici destinati alle energie rinnovabili (CIP6) ed utilizzarli per la costruzione ed il mantenimento degli impianti. Da quella data, 30 miliardi di euro PUBBLICI sono stati abilmente catturati da petrolieri e costruttori di grandi impianti di incenerimento sottraendo questi soldi alle fonti alternative di energia !!

E’ così quindi che viene pagato l’incenerimento: attraverso un aumento del 7% sulle bollette ENEL che ogni contribuente paga periodicamente!
Per questo gli inceneritori di oggi devono anche produrre un minimo di energia: perché quella energia è considerata “rinnovabile” e quindi può godere dei sovvenzionamenti CIP6. Energia che tra l’altro, non è nemmeno pari a quella che viene spesa per farli funzionare! Quando questo scandalo emerse, il governo decise allora di concedere i CIP6 solo agli impianti già in costruzione entro il 31 dicembre 2007. Ma nella finanziaria 2007/2008, i sovvenzionamenti pubblici vennero estesi anche agli impianti solo approvati a livello progettuale entro il 31/12/07 e quindi non ancora in costruzione.
Le ingenti quantità di denaro in gioco tra le parti politiche e le aziende a gestione mista, sono quindi i veri moventi nella corsa alla costruzione di questi impianti.In questo senso, acquista più chiarezza anche la crisi Campana sui rifiuti, emersa solo in quest’ ultimo periodo a livello nazionale, quando invece il problema risale ai primi anni ’90.
Come se non bastassero i milioni di euro derivati dai CIP6 ,una quotazione di mercato per l’energia venduta, i contributi CONAI per lo smaltimento degli imballaggi ed ulteriori sussidi per i certificati verdi, rendono ancora più appetibili ai fini di lucro privato questi impianti che fruttano ai loro proprietari fino a 70/80 euro di soldi pubblici per ogni tonnellata di rifiuti bruciata.

Si capisce quindi, perché questa soluzione ai rifiuti sia ancora sostenuta in Italia, quando tutto il mondo cerca di disfarsene, unicamente nell’interesse di pochi ai danni delle tasche e della salute di cittadini e cittadine. Emerge dalla struttura di questo meccanismo, che c’è la volontà di proseguire verso un modello di sviluppo dove lo spreco dei materiali, il loro non-riutilizzo, la continua produzione di rifiuti è incentivata ad andare avanti solo per far guadagnare i grossi produttori di materiali e chi sarà addetto ad incenerirli.

QUALI SONO LE ALTERNATIVE ?

Esistono già da tempo modalità alternative di gestione dei rifiuti a quella del trattamento a caldo. Sono una realtà in molte nazioni europee, nonché negli USA, Australia, Nuova Zelanda, Canada ecc..

dal minuto 00:20

Il rifiuto più facilmente smaltibile è quello che non è prodotto, bisogna quindi passare immediatamente ad una RIDUZIONE dei rifiuti nella produzione industriale come ha fatto Berlino che in 6 mesi ha ridotto i rifiuti del 50%. Ridurre gli imballaggi, l’utilizzo di prodotti usa e getta e l’eliminazione di confezioni inutili porterebbe ad una quantità inferiore di rifiuti da gestire. Il RIUSO dei materiali deve essere incentivato promuovendo l’utilizzo di prodotti alla spina (detersivi, olio, vino, acqua, e tutto il cibo secco, pasta, legumi, ecc..) proprio come ha fatto la Regione Piemonte con una promozione nei supermercati .

Deve essere incentivato il vuoto-a-rendere, come avviene in molte città del nord Italia e d’ Europa, non solo per il vetro ma per materiali di genere più ampio. Con questi accorgimenti, in altre città si è passati in pochi mesi ad una riduzione drastica dei rifiuti alla fonte.
Le parti di rifiuto umido (che rappresentano da sole il 30-40% dei rifiuti totali) vanno trattate attraverso il COMPOSTAGGIO che ne permette la trasormazione biologica in ottimo concime riutilizzabile nell’agricoltura. Vanno costruiti impianti per questo tipo di procedura, in grado di fare una corretta valorizzazione del rifiuto umido.
I restanti rifiuti secchi che vengono comunque prodotti devono essere RICICLATI attraverso il PORTA a PORTA che in altre città italiane (vedi Treviso) unito al compostaggio, ha portato in pochi mesi ad un riciclo totale dei rifiuti dell’80%. Il porta a porta prevede un’ educazione al riciclaggio, una separazione maggiore dei rifiuti e l’eliminazione dei cassonetti dalle strade. Gli impianti di incenerimento esistenti vanno convertiti al riciclo dei rifiuti e ad impianti di compostaggio, ed in questa direzione devono essere spesi i nuovi investimenti (in teoria già stanziati ma non utilizzati per questi fini).
La parte non riciclata – che può così variare dal 20% al 30% – può essere trattata con il TMB (Trattamento Meccanico Biologico) a freddo (da non confondersi con quello a caldo, utilizzato per produrre CDR). Questo trattamento è composto da due fasi distinte. Nella prima, attraverso un procedimento meccanico i rifiuti vengono ulteriormente differenziati, viene estratta la parte secca che ancora si trova nel rifiuto residuo, depurando la frazione organica da sostanze estranee alla sua stessa natura prima di avviarla alla seconda fase.

Quest’ultima, la fase biologica, ha lo scopo di stabilizzare la frazione organica e renderla impiegabile per usi non agricoli (compost di seconda qualità), o come materiale per recupero paesaggistico di aree degradate, riempimento dei manti stradali o delle vecchie cave. Lo scopo finale è quello di rendere inerti i materiali organici attivi in modo da ridurre del 90% il loro impatto ambientale e renderli sabbie riutilizzabili nell’industria.

LA PARTICELLA PAZZA – TRATTA DA UNA STORIA VERA


Ci sono morti di bambini innocenti che fanno agitare l’opinione pubblica, come quelle di Alessia e Livia, le gemelline svizzere probabilmente uccise dal padre.

Ci sono morti di bambini innocenti che fanno mobilitare sindaci, ministri, cardinali, come quelle di Sebastian, Fernando, Patrizia e Raul, i fratellini rom morti nel rogo della loro baracca a Roma qualche giorno fa, e che fanno richiedere con forza interventi urgenti e stanziamenti importanti di fondi finalizzati alla risoluzione alla radice del problema.

(Riflessioni dell’Associazione Minerva PELTI in occasione della IX Giornata Mondiale contro il cancro infantile – Roma 18 febbraio 2011)

Ci sono poi le morti di Flavia, Nicolò, Sara, Francesco, David, Emiliano, Maria Jose e altri cinquecento bambini ogni anno che, sia pur altrettanto innocenti, rimangono “invisibili”. Non se ne vuole parlare forse perché mette troppa paura e il solo pensiero fa inorridire.

Queste morti, pur sconquassando le famiglie di appartenenza e tutti gli affetti, in maniera permanente, non fanno notizia e non sembrano interessare ne i media, ne i decisori politici. Vengono relegate tra gli incidenti di percorso della vita e quindi “normali”, e spesso i dati sono minimizzati dagli stessi addetti ai lavori, “per non creare allarme sociale” continuando a rassicurare tutti che la sconfitta del male incurabile è ormai vicina. Ma la morte di un bambino non è mai normale e il cancro che li colpisce non può essere considerato come una punizione caduta dal cielo.

Ci sono molteplici cause che interagiscono tra loro per far esplodere la malattia, e molte di loro sono note da decenni, ma nessuno le va ad indagare e ricercare se non in occasioni del tutto eccezionali e che raggiungono un risalto mediatico adeguato (vedi i 7 casi di Leucemia a Milano in un mese all’inizio del 2010 o il caso di Radio Vaticana). Non si vuole ancora gettare un raggio di luce nel buio mondo dei bambini italiani che ogni anno si ammalano di cancro, oltre 2000 – in costante drammatico aumento.

In tema di diagnosi e cura, molto si è fatto e si sta facendo, anche con buoni risultati. Ma in tema di prevenzione primaria c’è praticamente il nulla. La tragedia insita in ciò è ancora più beffarda ed ingiusta perché, con nostra grande sorpresa, la letteratura scientifica è ricca di studi che indicano quali siano le cause probabili e quelle certe di queste malattie. Come le origini spesso siano già nel grembo materno, è confermato dall’evidente incremento di queste patologie nel primo anno di vita che implica per forza di cose un’insorgenza a fronte di un danno già in età embrio-fetale.  continua QUI

Questo slideshow richiede JavaScript.

oppure scarica QUI le tue tavole del fumetto e diffondi per sensibilizzare amici e parenti

Tratto dalla storia di questo bambino di 12 anni che muore a Coriano (Forlì)

http://www.ilrestodelcarlino.it/forli/2009/07/23/209352-morto_tumore_anni.shtml

 

IO NON VOGLIO PIU’ NEMMENO CHIAMARLI RIFIUTI, PER ME SONO MATERIALI


Queste parole sintetizzano meglio di qualunque altra il pensiero che in questi anni ha animato Carla Poli, titolare del Centro Riciclo Vedelago, situato in provincia di Treviso.

Raccolta Differenziata (RD), Riduzione dei Rifiuti, Riuso, Riciclo e Rifiuti Zero sono logiche che si stanno lentamente insinuando nel paese dove amministratori “appiccià munnezza” continuano inesorabili con i loro “interessi” nell’appaltare la costruzione di INCENERITORI per bruciare “materie prime” e produrre altra spazzatura “tossica” e pericolosissima sotto forma di FUMI e CENERI.

Ma Carla Poli è già oltre, e non vuole sentir parlare di rifiuti nemmeno per il cosiddetto residuo secco, quello cioè che avanza una volta separato l’umido dalla plastica, dal metallo, dall’alluminio e dalla carta.  Per lei il rifiuto non esiste. Al suo posto una straordinaria risorsa, nonché un’opportunità di business tutta da sfruttare.

Questo slideshow richiede JavaScript.


Il Centro di Riciclo di Vedelago si occupa di separazione e riciclaggio di rifiuti. Non sembrerebbe nulla di straordinario, ma la peculiarità di questo impianto è data dalla percentuale di rifiuti che riesce a riciclare. Circa il 99%.

E allora perchè INCENERIRE devastando cosi un territorio e avvelenando la nostra salute, l’ambiente che ci circonda e la nostra catena alimentare. PERCHE’! Cosa c’e’ dietro…? Speculazioni? Interessi privati?..interessi di chi?

È la stessa Carla Poli ad infuriarsi quando le amministrazioni da lei contattate le dicono che il contesto culturale non permette risultati analoghi in altre regioni d’Italia. “La gente non è mica stupida! I sindaci dicono ‘qui da noi non c’è la cultura’.

Io dico:  signor sindaco lei sta dando del deficiente ai suoi cittadini! Non credo che nel suo paese le persone non sappiano distinguere tra un giocattolo e una bottiglia!”.

Quindi con la frase “‘qui da noi non c’è la cultura’” amministratori del Bene Pubblico, IGNORANTI, INCAPACI e FACCENDIERI, giustificano le loro scelte per INCENERIRE anzicchè riciclare e ci viene da pensare che ci trattano da deficienti, …ma lo siamo ?

Proprio dai cittadini e dalle amministrazioni che li governano deve partire il processo virtuoso proposto dal Centro di Riciclo Vedelago.

Perché il miracolo che Carla Poli propone si compia, infatti, è necessaria un’accurata separazione dei rifiuti, ma soprattutto una raccolta differenziata che sia mirata al riciclo.

Troppe volte, invece, si misurano le percentuali di raccolta, senza controllare, poi, quanti di questi “materiali” raccolti vengano effettivamente riciclati.

Come nel caso del Comune di Salerno che si vanta una RD al 70% senza dimostrare “nero su bianco” ai propri cittadini quanto e quale materiale e stato riciclato effettivamente ed in che percentuali!


“SPESSO PIU’ CHE DI COMUNI RICICLONI BISOGNEREBBE PARLARE DI COMUNI “RACCOGLIONI”.

“Quando si fa una raccolta differenziata finalizzata al riciclo bisogna capire perché va fatta, quali sono gli obiettivi, e intervenire quindi concretamente realizzando impianti adatti alle esigenze dell’utenza presa in considerazione. In molti, invece, fanno la raccolta e si fermano lì. Quando si decide di fare la raccolta differenziata per il riciclo, questa deve mirare al 100%. In questo caso, infatti, andremo a raccogliere l’umido attraverso gli impianti di compostaggio, i vari materiali in modo separato, ma soprattutto raccoglieremo in modo sensato gli imballaggi. Questi soggiacciono all’accordo nazionale ANCI-CO.NA.I.

Ma molti sindaci non sanno neppure cos’è! Eppure l’ANCI è l’Associazione Nazionale Comuni Italiani!

Questo accordo prevede che quando una persona va al supermercato e compra le bottiglie d’acqua, paga l’acqua, paga l’imballaggio e paga anche il costo per portare gli imballaggi all’impianto di riciclo! Lo paga già. Se poi nessuno si occupa della raccolta di quegli imballaggi, il cittadino paga due volte perché l’imballaggio finisce in discarica o nell’inceneritore”.

Quindi se si deve mirare al riciclo al 100% in una città e/o provincia come quella di Salerno ci chiediamo perchè costruire un INCENERITORE?! … la cui gara d’appalto parte a maggio 2011

Queste amministrazioni, quindi, nella loro ignoranza, assegnano i fondi destinati alla raccolta di questi imballaggi ai trasportatori che però, per la loro intrinseca natura, hanno come prima finalità quella di impiegare poco tempo e “ottimizzare le risorse”, finendo quindi col far caricare molti rifiuti schiacciandoli e rovinandoli. Quando questi materiali arrivano all’impianto di riciclo sono molto danneggiati ed hanno così una frazione di scarto (non riciclabile) molto grande.

Torre del Greco e Benevento hanno scelto di FARE LA DIFFERENZA con centri di riciclo sul sistema VEDELAGO ed tuo comune cosa fa?


“La scuola è da sempre la nostra avanguardia è lo strumento che noi usiamo per entrare nella società. Se nella scuola i bambini acquisiscono le cognizioni necessarie si fanno paladini in famiglia e nella società per la realizzazione della raccolta differenziata. Abbiamo quindi elaborato un progetto chiamato Educare lo sviluppo sostenibile che noi portiamo nelle scuole a nostre spese. Per noi questo è un investimento redditizio. Educando i bambini e tramite loro le famiglie, infatti, ci siamo trovati con rifiuti differenziati in modo consapevole e quindi – ad esempio – non ci sono più capitate le vaschette di plastica che hanno contenuto un pasticcio con mezzo pasticcio dentro o con la muffa sopra. Un rifiuto pulito è un materiale più facilmente ed efficacemente riciclabile. Queste piccole attenzioni da parte delle famiglie, quindi, ci fanno risparmiare.” Carla Poli

Scuola dell’Infanzia

Scuola Primaria

esempio: Scuole di Treviso

ALTRE DISCARICHE: LA CAMPANIA VERSO L’AUTODISTRUZIONE!


Altre discariche come Chiaiano? La Campania verso l’autodistruzione.

Lo scandalo rifiuti tra ordinanze “strane”, leggi aliene come l’ultima (24 gennaio 2011, n. 1 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attivita’ di gestione del ciclo integrato dei rifiuti”) tra apparenti ma lungimiranti incompetenze e volontà di non risolvere la crisi si aggrava sempre di più.

Siamo alle solite: l’immondizia si sta pericolosamente accumulando di nuovo nelle vie cittadine mentre si avvicina la stagione calda. Si aggrava la crisi per cui per togliere l’immondizia dalle strade, dopo anni e mesi di colpevole inerzia, di provocazioni consistenti nella individuazione di siti non idonei (mentre ve ne sono centinaia geologicamente idonei, come è stato più volte evidenziato), i responsabili istituzionali , come al solito con poteri speciali, come si apprende dai mass media, sono all’affannosa ricerca di cave dismesse da
riempire.

Abbiamo più volte segnalato, come ad esempio il 26 luglio 2007 nell’audizione avuta presso la Commissione Bicamerale d’indagine sul ciclo dei rifiuti, che la quasi totalità delle cave della Campania sono state ubicate in ammassi rocciosi permeabili (calcare, tufo, ghiaia) che nel sottosuolo ospitano le falde idriche che alimentano vari usi (potabile, industriale, agricolo). Inoltre molte cave sono state scavate a fossa come
quelle che si trovano ai margini della pianura campana tra Pozzuoli, Giugliano, Villaricca, Chiaiano, la zona vesuviana, il nolano e il casertano (es. Lo Uttaro). Applicando gli interventi prescritti dalla vigente legge non è possibile garantire l’impermeabilizzazione alla base dei rifiuti per un periodo superiore a 20 anni. Il loro riempimento con materiale inquinante rappresenta una garanzia di inquinamento per le acque sotterranee che transitano al di sotto della Pianura Campana valutabili in circa 600 milioni di mc l’anno, equivalenti al volume idrico contenuto in circa 6 grandi bacini artificiali.

Gli eventuali rifiuti accumulati nelle cave vi rimarrebbero come già accaduto per vari “panettoni” d’immondizia disseminati in varie parti della regione in occasione delle ennesime crisi degli scorsi anni. Ai cittadini si devono chiarire i problemi che deriverebbero da azioni inadeguate attuate con poteri normali o straordinari da rappresentanti delle Istituzioni.

L’uso delle cave come discariche (tranne quelle poche e piccole ubicate in rocce argillose), determinerà l’inquinamento delle acque sotterrane; così come quelle realizzate poco a monte dei prelievi idrici per l’irrigazione della Piana del Sele (Basso dell’Olmo e Macchia Soprana) provocheranno inevitabilmente l’inquinamento delle sottostanti acque fluviali se non si realizzano subito adeguati interventi di protezione come era già stato proposto alcuni anni fa dal Comune di Campagna e dai due consorzi di bonifica che distribuiscono l’acqua nella pianura.

Nel prossimo futuro, proprio quando l’accentuazione della variazione climatica provocherà una diminuzione delle risorse idriche, per cui si dovrà fare sempre più ricorso all’uso delle acque sotterranee, i cittadini della Campania erediteranno falde in gran parte inutilizzabili perché inquinate dai rifiuti.

Alcuni anni fa un assessore regionale ha commesso una grave leggerezza quando ha disinvoltamente proposto l’uso delle cave abbandonate e dismesse per risolvere l’emergenza rifiuti. Non contento ha rilanciato la folle proposta dal suo seggio parlamentare che immediatamente è stata inserita nella’ultima legge. I cittadini devono riflettere sul fatto che le soluzioni per uscire definitivamente dallo scandalo-emergenza rifiuti sono state più volte proposte dalle Assise di Palazzo Marigliano e che i mandanti (i Presidenti del Consiglio dei Ministri) dei commissari straordinari non hanno mai voluto chiudere la crisi che rappresenta ancora una facile via per mobilitare ingenti somme di denaro alimentate dalle tasse pagate dai cittadini.

Il problema rimane sempre più grave per la Campania che continua a subire un “governo” del problema inadeguato a tutelare i cittadini e le risorse ambientali e naturali di grande rilevanza per l’assetto socio-economico regionale.

E’ inutile ripetere che i poteri ordinari e straordinari possono essere affidati solo a persone di eccezionali capacità di governo che sappiano avvalersi di uno staff costituito da professionisti di grandi qualità e trasparenza che abbiano una approfondita conoscenza del territorio e dei problemi da risolvere.

I Consiglieri Regionali e i componenti della Giunta devono rispettare quanto prescritto dallo statuto della Regione Campania, cioè “la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, del territorio, delle risorse naturali e del patrimonio rurale; la tutela degli ecosistemi e della biodiversità; la difesa della vita delle piante e il rispetto e il riconoscimento dei diritti degli animali come previsti dalle Convenzioni internazionali”.

Venendo all’ultima legge, è molto chiaro che essa sembra “aliena” se i cittadini pensano che sia stata fatta per risolvere definitivamente il problema nell’interesse della salute, delle risorse naturali e produttive e delle attività socio-economiche di importanza strategica ma, purtroppo, è da ritenere “ben fatta” nell’ottica di continuare il più a lungo possibile a spremere i cittadini campani.

Come evidenziammo subito dopo l’emanazione del DL 196 del 26 novembre 2010 la legge causerà un marcato incremento della TARSU poiché solo i cittadini dovranno pagare i costi aggiuntivi dei trasporti al di fuori della regione.

Purtroppo ogni protesta dei cittadini alla realizzazione di nuove discariche in siti non idonei, come ad esempio in località Spinelli di Quarto, contribuirà ad avvalorare la necessità di esportare i rifiuti a caro prezzo. Tanto i cittadini continueranno a pagare e a fare incrementare guadagni, in assenza di trasparenza, premurosamente autorizzati dalla legge.
Va detto chiaramente che questo scandalo rifiuti non è causato da problemi tecnici connessi alla individuazione dei siti in cui realizzare gli impianti. E’ uno scandalo studiato a tavolino e reso possibile da sapienti leggi che autorizzano l’uso disinvolto dei poteri speciali. Il tutto a scapito della salute dei cittadini e delle risorse di importanza primaria per le attività produttive e per la vita umana. Oggi e domani.

Tanto per fare un esempio della gravità delle manomissioni ambientali che si stanno attuando, si può fare riferimento alla discarica di Chiaiano e alle altre finora realizzate

Testo ed immagini scaricabile in formato PDF da sito:

http://www.napoliurbanblog.com/wp-content/uploads/2011/02/campania-verso-autodistruzione.pdf

oppure cliccando QUI

Vi ricordiamo che la D.ssa Carla Poli del Centro di Riciclo di Vedelago, nel 2008 disse: ” Per RISOLVERE l’emergenza rifiuti a Napoli in 6 MESI occorono 10 milioni di euro,iniziare la RD,  convertire 6 impianti STIR (ex impianti CDR) in impianti tipo Vedelago, senza “udite udite” dover portare nulla a “recupero energetico” ovvero Incenerimento! TUTTO QUI!

Ma alla sua conferenza presso la camera di commercio di Napoli non c’erano AMMINISTRATORI, POLITICI, IMPRENDITORI….NON C’ERANO!!!